Seyle fu il primo ricercatore a occuparsi di stress, nello specifico cercò di descrivere lo stress e le sue ricerche lo condussero a ideare questa definizione: “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso” (1976), quando si parla di stress quindi possiamo dire che questo è una risposta psicofisica a compiti anche molto diversi tra loro, di natura emotiva, cognitiva o sociale, che la persona percepisce come sproporzionati.
Di fatto quindi lo stress è un processo (non una situazione statica!) in cui eventi o situazioni chiedono alla persona di attivare energie e risorse per la loro gestione.
Lo stress è solo negativo?
In realtà le persone hanno da sempre bisogno di stimoli e sollecitazioni, in quanto in assenza di essi provano noia e frustrazione, senza contare che gli stimoli e le nuove sfide servono anche ad accrescere le nostre risorse e competenze sollecitando la messa in atto di strategie funzionali diverse.
Possiamo quindi parlare di “eustress”, stress positivo quando l’individuo riesce a rispondere con competenza alle sollecitazioni dell’ambiente e definire invece “distress”, lo stress negativo ovvero le situazioni in cui l’individuo sente di non avere le risorse necessarie per rispondere in maniera efficace agli stimoli ambientali, questi vissuti spiacevoli li chiameremo “strain” (sforzo/tensione).
Ma in cosa può essere sproporzionata una sollecitazione ambientale?
Il distress si attiva non solo in situazioni di sovraccarico, dove la richiesta esterna è eccessiva, ma anche in situazioni di monotonia, dove la persona sentirà di non essere adeguatamente stimolato dagli stimoli esterni.
È ovvio che la percezione di sproporzione è qualcosa estremamente soggettivo e dipende dalla valutazione che la persona fa della domanda e delle sue abilità. Uno stesso evento può provocare distress o eustress a seconda della lettura che il singolo individuo dà. La differenza dunque non è da ricercarsi nell’evento in sé, ma nel modo in cui la persona misura la richiesta, prevede l’esito futuro e come questo ricadrà su di sé.
Come trasformare lo stress da nemico ad alleato?
Una giusta quantità di stimoli e di tensione attiva a livello cerebrale l’adrenalina, il neurotrasmettitore che ci prepara al meccanismo di lotta/fuga e quindi ad affrontare le situazioni che ci si presentano.
Per poter trasformare lo stress da nemico a potente alleato è sufficiente spostare l’ottica con cui lo guardiamo, tenendo presente che lo stress ci permette di scovare problemi nascosti e soluzioni creative agli stessi; ci permette di definire al meglio le nostre priorità; ci ricorda di prenderci il giusto spazio per riposare; ci permette di attivare risorse che non eravamo consapevoli di avere fino a quando non le abbiamo messe in campo.
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