Eccola qui, è arrivata l’adolescenza e insieme a figli taciturni, che smettono di parlarci, mugugni e cambiamenti impressionanti, ci troviamo a fare i conti anche con i comportamenti trasgressivi come fumare sigarette o canne e bere alcol; e succede che nel frattempo perdiamo il contatto con quelli che fino a ieri erano i nostri bambini.

Questi atteggiamenti e comportamenti preoccupano sempre molto i genitori che si vedono sfuggire di mano il proprio figlio che fino ad allora era un bambino bisognoso della mamma o del papà. Gli adolescenti si isolano, si chiudono nel loro mondo, tendono ad escludere il genitore che in apparenza perde il suo ruolo.

Come comportarsi con un figlio che beve in maniera problematica?

Per fronteggiare questa avanzata dell’adolescenza, i genitori si sperimentano in diversi ruoli, tentano di parlare con loro, di stare tranquilli, di diventare loro amici, altri, invece, diventano punitivi e autoritari per cercare di riprendere il controllo sul figlio. Questi estremi non fanno bene a nessuna delle parti in causa e anzi a dirla tutta solitamente generano solo tensioni, stress e un clima familiare piuttosto pesante.

La via di mezzo è sempre la più efficace. In cosa consiste? Vuol dire provare a modularsi in funzione delle situazioni e non tenere un’unica linea rigida: ci saranno i momenti in cui si può chiudere un occhio e altri in cui si dovrà tenere una decisione ferma per quella che è, anche se si arrabbiano, attivando proteste di vario genere e tipo. I ragazzi hanno bisogno dei limiti e delle regole, anche se tendono a metterle in discussione, perché è l’unica strada per creargli un contenimento emotivo e supportarli nel definire la propria identità adulta.

Questo in alcuni casi vuol dire misurare azioni e parole, anche quando siamo arrabbiati, stanchi, delusi e le nostre emozioni negative la fanno da padrone. Non lo nego, è DIFFICILE, molto faticoso, ma questo atteggiamento è l’unico che aiuta i figli a non andare oltre e a mantenere sempre un senso di sé e dell’altro, per poter quindi riuscire a mettersi loro stessi dei limiti.

Ecco alcuni suggerimenti per gestire al meglio queste situazioni complicate:

  1. Accettare l’adolescenza del figlio: certi comportamenti, anche se non devono essere mai normalizzati da parte di un genitore, sono in un certo senso fisiologici durante la fase adolescenziale. Segnano il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, li fanno sentire più grandi e più autonomi. L’andare contro le regole imposte serve ai ragazzi per mettere in discussione i modelli dei genitori e per crearsi una propria dimensione individuale in termini di identità. Il gruppo dei pari è un rinforzo positivo sotto tanti punti di vista, anche molto negativo, da altri. L’omologazione e l’accettazione sociale è il problema più grande degli adolescenti di oggi, perché li può portare anche ad andare oltre, pur di essere come gli altri e di essere accettati. Il gruppo vince sulle regole del genitore, per loro è più importante essere riconosciuti che essere dei figli perfetti.
  2. Prestare attenzione ai comportamenti del figlio: Il genitore non deve colludere e non può assecondare o rendere normale un comportamento del figlio che è pericoloso o nuoce alla sua salute. E’ vero che quando i figli decidono di fumare sigarette o di farsi le canne, di ubriacarsi etc., lo fanno anche se il genitore non è d’accordo, lo riescono a fare anche di nascosto, senza che i genitori se ne accorgano. Questo però non significa che bisogna accettare che loro mettano in atto questi comportamenti perché c’è il rischio di renderli normali e quindi di rinforzarli, invece di andare a limitarli. Sapere di avere delle regole, di essere controllato e che le azioni che compie hanno delle conseguenze, non risolverà il problema, ma aiuterà a limitarlo.
  3. Come genitori non facciamo gli amici: il genitore deve rimanere una figura di riferimento e nello stesso momento deve mantenere il ruolo di colui che mette anche i paletti quando serve. Essere troppo permissivi perché si fa fatica a contrastare l’adolescenza del figlio, perché si hanno troppi sensi di colpa per colmare i propri errori, non serve a nessuno.
  4. Essere un buon esempio per il figlio: parola d’ordine coerenza. Se si vuole che il figlio non fumi, andrebbe evitato anche da parte del genitore, perché non si è credibili con una sigaretta in bocca. L’apprendimento indiretto, quello che viene dall’ambiente in cui si vive, quello legato al comportamento dei genitori, è il più importante, il più efficace e il più condizionante. I fatti sono più importanti delle parole.
  5. Parlare con il figlio che beve al momento giusto: cerchiamo di non perdere il contatto emotivo con i nostri ragazzi, Non possiamo parlare solo dei comportamenti sbagliati con loro, non possiamo indirizzare ogni tipo di conversazione sugli stessi argomenti perché non ascolteranno più e si sentiranno soffocati. Per essere efficaci ci si deve modulare e entrare nel momento in cui sono ricettivi e al contempo è necessario che ci manteniamo aperti al dialogo rispetto agli ambiti della loro vita.
  6. Assumere il “giusto tono”: frasi come “sei una delusione“, “così mi fai del male“, servono solo a sminuirlo e a intaccare la sua autostima, non aiutano a rendersi più consapevoli. Affinché i ragazzi diventino più consapevoli bisogna che comprendano le motivazioni per cui non dovrebbero comportarsi in un determinato modo, con esempi pratici, non con paragoni. Dobbiamo trasmettere il messaggio che è sbagliato ciò che fanno e come si comportano, non che è sbagliata la loro persona.

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